IL BRIDGE |
Il “bridge” e’ senza alcun dubbio il gioco di carte più diffuso al mondo, conosciuto in ogni parte del globo in una sola unica versione, senza alcuna variante come invece avviene per altri giochi. In altri termini ci si può sedere ad un tavolo di bridge indifferentemente a Roma, a Londra, a Pechino, a Città del Capo oppure a Rio de Janeiro: le regole sono valide ovunque allo stesso modo. Oggi e’ riconosciuto come una attività sportiva a tutti gli effetti e, secondo dati ufficiali, si contano nel mondo oltre 1.500.000 agonisti; sono invece molti milioni, almeno 60 secondo statistiche molto attendibili, i semplici appassionati che lo praticano come puro passatempo in oltre 130 paesi. La F.I.G.B. - Federazione Italiana Gioco Bridge - e’ stata riconosciuta e associata nel 1993 dal C.O.N.I. – Comitato Olimpico Nazionale Italiano – che e’ il massimo Ente italiano in campo sportivo. La Federazione oggi conta 370 Società Sportive Dilettantistiche associate, oltre 35.000 tesserati, 500 istruttori e 400 arbitri; inoltre almeno 2.000.000 di persone in Italia lo giocano privatamente. L’enorme sviluppo di questo gioco/sport è dovuto, oltre che al gusto della sfida con gli altri e con se stessi, al fatto che può essere praticato indistintamente da tutti (di fatto non esistono limiti di età) e senza differenziazione fra uomini e donne, non richiede attrezzature e/o impianti particolari (sufficienti un mazzo di carte francesi, un tavolo e 4 sedie), non esige costi eccessivi. E’ uno Sport della Mente, molto formativo specie per i giovani, che insegna il rispetto delle regole, dell’etica e del far play; inoltre favorisce la socializzazione e i rapporti interpersonali. E anche se è ritenuto “statico”, la forma fisica invece riveste la sua importanza: solo cosi si può mantenere per lungo tempo concentrazione, prontezza di riflessi, spirito di sacrificio e resistenza. Infine assolutamente da sfatare la “leggenda metropolitana” secondo cui il bridge è un gioco estremamente difficile, da snob e per pochi eletti. Certamente non si impara in un paio di ore e la sua pratica richiede attenzione, applicazione, un minimo di conoscenza delle regole, memoria, capacità di analisi e di sintesi; poi ciascuno saprà svilupparlo secondo la propria inclinazione e il proprio estro. Il bridge si gioca in quattro, due coppie contrapposte convenzionalmente indicate come i punti cardinali Nord/Sud ed Est/Ovest, utilizzando un mazzo di 52 carte francesi (senza jolly) equamente suddivise tra i giocatori. E’ un gioco di “prese” e si svolge in due fasi: 1. la “licitazione”, che serve a definire il “contratto” (il numero delle prese che una coppia prevede di realizzare) e ad imporre anche il seme dell’eventuale “atout” (briscola); 2. il gioco della carta per acquisire le prese annunciate durante la licitazione. Il “cuore” del gioco consiste essenzialmente nello stabilire il contratto migliore e più remunerativo (in punteggio) da giocare: per raggiungere questo scopo e’ necessario avere quante più informazioni possibili sulle carte in possesso del proprio compagno e, per quanto consentito, anche su quelle degli avversari. Premesso che e’ assolutamente vietato parlare tra i partners, sia nel corso della licitazione che del gioco, le due coppie comunicano soltanto utilizzando dei cartellini che rappresentano la combinazione di due soli elementi: un numero (corrispondente alle prese da realizzare) ed un seme (palo). Poiché le prese da realizzare vanno da un minimo di 1 ad un massimo di 7 (oltre le 6 minime obbligatorie previste per il vincitore della licitazione) e che le atout sono 5 (4 pali + 1 senza atout), sono 35 le combinazioni che possono essere utilizzate dai contendenti, oltre ai due segni “contro” e “surcontro” che hanno particolari significati convenzionali. Da sottolineare che le combinazioni vanno enunciate soltanto in progressione (rispetto agli annunci sia del compagno che degli avversari) e, di conseguenza, più si “parla” più alto e più complesso diventa il contratto da realizzare. A questo punto si potrebbero introdurre alcuni concetti applicati al bridge: sistema, convenzione, linguaggio, teoria della comunicazione, semantica, sintagmi, ecc.; ma non e’ questa la sede. A scanso di equivoci e’ bene precisare che non esiste un linguaggio (“sistema” in gergo bridgistico) infallibile per comunicare: le combinazioni, gli eventi e le varianti che possono verificarsi in una smazzata sono tali e tanti che è impossibile codificarli tutti. Pertanto un “sistema” tende a coprire le situazioni statisticamente più ricorrenti e probabili; ovviamente quante più varianti riesce a prevedere tanto più esso è evoluto e raffinato, consentendo alla coppia di raggiungere più facilmente il contratto più conveniente. Poi da tenere presente che al tavolo siede un’altra coppia lei cui azioni, del tutto impreviste ed imprevedibili, nessun sistema potrebbe completamente includere e che a sua volta ha necessità di scambiare informazioni al proprio interno, rendendo più articolati i “dialoghi dichiarativi”. Solo per dare un’idea delle varianti basti pensare che è stato calcolato che le diverse combinazioni possibili delle 52 carte suddivise per i 4 giocatori sono oltre 53 miliardi di miliardi di miliardi (più delle stelle???); e come sanno bene i giocatori anche la posizione dell’insignificante 2 di fiori (la carta con il valore più basso) può cambiare talvolta l’esito di una smazzata. E’ poi vero che statisticamente nella realtà, per il calcolo delle probabilità, le combinazioni si riducono notevolmente (per esempio per quanto si sappia non si è mai realizzata casualmente la combinazione di 13 carte dello stesso seme per ciascun giocatore); comunque la varietà delle situazioni è sempre talmente elevata (molte centinaia di miliardi) per cui si dice che un giocatore non abbia mai giocato nella sua vita la stessa smazzata per due volte (intendendosi per smazzata uguale la distribuzione delle stesse carte nello stesso ordine di Nord, Est, Sud, Ovest). |